Leggere le Scritture con consapevolezza e Fede
Le Sacre Scritture rappresentano un unicum anche per cultura e letteratura
Sono molti i motivi per cui diverse persone sono invogliate ad avvicinarsi alla lettura delle Sacre Scritture. Può essere per Fede, per necessità di conoscenza o approfondimento, ma anche per curiosità o per interesse storico o culturale.
Di certo il corpus biblico rappresenta una tappa importantissima nella storia dell’umanità e ha determinato usi, costumi, cultura e modo di pensare.
Occorrono però alcuni strumenti di base, come d’altronde servono per accostarsi a qualsiasi testo, soprattutto se questo è antico.
Il pericolo di leggere la Bibbia senza un retroterra formativo, comporta la cattiva interpretazione del messaggio e dei significati, ma anche la errata concezione storica e del contesto culturale nel quale i testi hanno avuto origine.
Un degli errori in cui solitamente si cade già nell’approccio alle Scritture è quello di considerarle libri di Scienza o esclusivamente storici. È vero che questi aspetti sono presenti nei testi biblici, ma vengono assunti come strumenti e non come scopo. I significati che si vogliono trasmettere sono soteriologici, teologici e escatologici: trattano perciò i temi di salvezza, conoscenza di Dio e eternità dell’anima.
Ciò non toglie che scienza e storia siano stravolte, ma assumono dei contorni mirati al raggiun gimento della finalità del messaggio di salvezza.
Nella Genesi, per esempio, viene trattata l’origine dell’universo, non utilizzando termini scientifici ma metafore profonde che inducono ad una visione del progetto di salvezza per l’uomo.
Al tempo della stesura dei testi biblici, i redattori avevano già una visione dell’universo ben precisa. Conoscevano pianeti e satelliti e sapevano bene come distinguerli dalle stelle, specialmente in Mesopotamia, per certi versi culla dei testi biblici. Eppure la stesura è stata metaforica e non scientifica.
Il lettore è dunque tenuto a considerare questi aspetti, e soprattutto a sforzarsi di entrare nella mente dei redattori-ispirati, con la loro mentalità e il loro particolare modo di esprimersi.
Un passaggio che nella traduzione nella nostra lingua potrebbe apparire insignificante o superficiale, in realtà, nella mentalità e nell’intento dei redattori può, e quasi sempre è, fondamentale per esprimere un concetto, un messaggio, un sentimento o una situazione.
Gli esempi si trovano a migliaia. Quando si spiega che Dio portò gli animali dall’uomo affinché desse loro il nome è un passaggio importante. Dare il nome per gli ebrei significava “possesso”. Ma il possesso era sempre subordinato alla “proprietà” che resta di Dio. E in questi versetti stessi troviamo un altro motivo di attenzione. Quando si dice che gli animali possono essere “soggiogati” dall’uomo si fa riferimento a “mettere il giogo” e non al “dominare”. Mettere il gioco significa servirsi dell’animale affinché aiuti l’uomo nell’opera (ad esempio) di cura dei campi. La natura stessa è stata quindi messa nelle mani dell’uomo affinché questo se ne servisse, e non per dominarla o per possederla in senso pieno.
Tutta la Bibbia si sviluppa attorno a espressioni concettuali utilizzate da uomini di secoli avanti Cristo, che hanno usato un linguaggio tipico per loro.
Questo messaggio, ispirato, è valido per gli uomini di tutti i tempi, ma è indispensabile che venga interpretato ed adattato.
Anche le persone contemporanee alla stesura della Bibbia hanno dovuto compiere una sorta di interpretazione, in quanto il messaggio proposto contiene l’invito a un cambiamento profondo di mentalità. Questo è uno dei motivi per cui occorre la Fede, ovvero l’affidarsi al messaggio anche se questo non è immediatamente assimilabile.
Come leggere la Bibbia e il problema delle traduzioni
Le traduzioni non aiutano. Questa affermazione può apparire strana ma corrisponde al vero. L’Antico Testamento è stato scritto in ebraico biblico, ovvero in quel linguaggio che veniva parlato in Palestina dopo il ritorno dalla deportazione a Babilonia. Il Nuovo Testamento è stato scritto invece interamente in greco biblico, quel particolare idioma che ha visto prevalere il dialetto attico ed è stato assunto come lingua internazionale del tempo (un po’ come oggi l’Inglese). Almeno questo deriva dai testi più antichi fino ad oggi ritrovati, materiali di Qumran compresi.
Dobbiamo prendere atto che la lingua ebraica era al tempo una lingua abbastanza povera di termini, ma ricca di sfumature espresse con termini aventi la stessa radice. Il greco biblico, come il greco classico, è invece una lingua ricchissima, tanto che molti termini o verbi che in greco hanno diverse espressioni, vengono tradotti con un solo corrispondente in Italiano. Ad esempio noi traduciamo con “vedere” sia “berein”, che “theorein” e “oreo”, che invece significano cose diverse.
Da questi e molti altri fattori deriva il fatto che per leggere la Bibbia con l’intento di capirla, occorrono un’adeguata preparazione, storica e filosofica e una spiccata capacità di contestualizzazione. Cose che sono comunque necessarie quando si vuole approfondire qualsiasi testo antico di qualunque natura o specie.
Sarebbe impensabile pretendere di leggere documenti antichi romani, mesopotamici egizi, o quant’altro, senza una specifica preparazione. A maggior ragione nella Bibbia, se da essa si vogliono trarre significati spirituali.
Conoscere storia dei popoli di riferimento, le loro credenze, i loro usi, il loro linguaggio, diviene indispensabile. Come il sapere quali fossero i rapporti con altri popoli e culture. Gli sviluppi della storia portano poi conseguenze che lasciano traccia nelle coscienze, e individuare quali tra esse sono state importanti nelle scelte dei regnanti è assolutamente necessario. Quando Gesù parlò con la Samaritana, non basta sapere che tra Samaritani e Farisei c’era dissidio, ma assume importanza conoscerne i motivi, che erano religiosi ma anche politici, e che la situazione era esplosiva al punto che qualsiasi contatto poteva essere un detonatore di violenza. La questione riguardava anche il Tempio di Samaria, che continuava a funzionare nonostante la riforma di Giosia avesse decretato un solo Tempio a Gerusalemme. Ma erano sul tappeto anche interpretazioni teologiche, le quali erano sfociate in contrasti politici. Tutto ciò è utile anche a capire la cautela verbale e poi l’inserimento sostanziale del tema dell’acqua nel discorso di Gesù.
Un altro aspetto è la questione femminile, che nel mondo antico aveva una considerazione molto diversa dall’attuale, e in Palestina in modo più specifico. La donna non aveva diritto pieno di testimonianza in alcuni processi, era di “proprietà” dell’uomo. E tutto quanto era in attrito con quella mentalità faceva scandalo. Dunque le mansioni e le vicende in cui appaiono le donne nella vita di Gesù vanno considerate in una lettura quasi rivoluzionaria, non in termini superficiali ma strettamente legati a usanze locali incardinate.
Questo non significa che per leggere la Bibbia sia necessario conoscere greco biblico e ebraico biblico, ma occorre essere consci che quegli aspetti che ci lasciano perplessi sono dovuti ad una scarsa conoscenza personale, e che sono stati già analizzati da fior fiore di esperti.
Ecco dunque che di nuovo rientra in ballo la Fede. Leggere la Bibbia sapendo che essa è il testo più studiato e più letto del mondo, quello a cui ci si è dedicati da più tempo e con maggiore costanza, e che è stata sviscerata, se non sotto tutti, almeno in moltissimi aspetti, diviene fondamentale.
Chi CREDE deve leggere la Bibbia sapendo che riporta la Verità: sta a noi scoprirla tra le sue righe arrivando alla corretta interpretazione e all’analisi che ci indurrà all’applicazione del messaggio.
Leggere le scritture con una matita in mano, e sottolineare ripetizioni trovate nel testo, parole che non si conoscono, termini da approfondire, collegamenti con altri brani della Bibbia, sono strumenti importanti per una corretta lettura. Non bisogna inoltre esitare nel chiedere informazioni a qualche sacerdote tra quelli che ci sembrano più disponibili a seguirci in questo cammino.