L’enorme potenza del Vangelo
Spesso sottovalutiamo la forza della Parola di Dio che è infinita
«Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata». (Dalla liturgia)
Il senso più evidente delle due brevi parabole è la sproporzione tra l’inizio e la fine, tra la piccolezza insignificante dell’inizio e la sorprendente grandezza della fine.
Il seme di senape è piccolissimo, insignificante, ma ha in sé un grande potenziale, e infatti sviluppa un albero grandioso, tanto da poter diventare riparo degli uccelli del cielo. Perché questo? Perché l’annuncio del Vangelo ha in sé un potenziale enorme, sproporzionato.
Nell’annuncio del Vangelo opera la potenza di Dio. Talvolta siamo scoraggiati, delusi, amareggiati per la pochezza dei nostri risultati nell’apostolato. Ci chiediamo come mai, specialmente tra i più giovani, l’annuncio del Vangelo non faccia più presa, come mai oggi molta gente vive come se Dio non esistesse.
Il seme è piccolo, ma ha potenzialità enormi:
se viene lasciato crescere non rimane senza frutto. Anche la parabola del lievito è significativa: una piccolissima quantità di lievito è capace, da sola, di fermentare una gran massa di pasta.
Non ci dobbiamo scoraggiare della pochezza dei nostri mezzi e dei nostri risultati. Se operiamo secondo Dio il risultato prima o poi arriverà. L’importante è seminare un seme buono, mettere nella farina del buon lievito.
Certo, se invece del seme seminiamo un sasso, se invece del lievito mettiamo nella farina qualcosa d’altro, il risultato non ci sarà. Se invece di annunciare il Vangelo ci diamo da fare per qualcosa d’altro (le nostre idee, la nostra sensibilità, i nostri interessi) il risultato al lungo andare non ci sarà. Solo rimanendo legati a Dio possiamo portare frutto. Frutti di bene per i nostri fratelli, frutti di pace e di gioia per noi, frutti che già assaporiamo in questa nostra esistenza terrena ma che godremo in pienezza nella vita eterna.