Cosa rispondere a chi crede la Bibbia un libro di scienze
L’equivoco della interpretazione letterale
Ancora oggi, nonostante le evidenze date dalla conoscenza dei generi letterari e della storia, c’è chi interpreta la Bibbia in una forma letterale.
Questa lettura è errata perché non tiene conto dello scopo delle Scritture, del modo di esprimersi che cambia attraverso i secoli, nonché delle varie traduzioni che non riescono a spiegare a sufficienza aspetti diversi tra cultura e cultura, e molto altro ancora.
La Bibbia è Parola di Dio espressa attraverso ispirazione a uomini, i quali hanno scritto da uomini. Se l’obiettivo della Bibbia fosse stato quello di trasferire nozioni scientifiche, sarebbe stata scritta in modo diverso, in quanto le conoscenze dell’epoca (parliamo del VI secolo a.C. periodo della trascrizione di gran parte dei libri) erano già consolidate su basi derivanti da attente osservazioni del cosmo.
La Bibbia non ha voluto trasmettere il “come” funziona il cosmo, ma il “perché” funziona così.
La spiegazione del cosmo risene dell’influenza mesopotamica sulla cultura israelita. Sumeri, Assiri, babilonesi, immaginavano un universo diviso i “cieli” e “terre”. Si raffiguravano infatti tre strati di cielo e altrettanti di terra. Da qui abbiamo la spiegazione dell’uso del plurale, e delle invocazione all’Alto dei Cieli. Quando si fa riferimento ai “sette cieli” invece, il richiamo è all’indicazione di completezza racchiusa nel numero sette, anch’essa ereditata da Babilonia da parte degli Ebrei.
Seppure i Greci avessero già diffuso ne mondo antico le osservazioni relative al movimento dei pianeti, e quindi un modello di cosmo già avanzato, nella Bibbia si presenta un universo semplificato che ricorre ad uno schema che vede suddivisi cielo, terra e acqua, per indicare la completezza della creazione.
La Genesi indica una separazione delle acque in superiori che si collocano sopra il firmamento, e inferiori, che sono quelle del mare. I mesopotamici invece descrivono un universo costituito da sei piani: tre di cielo e tre di terra. I cieli sono colorati in tre modi diversi e si distinguono in:
- Cielo superiore (šamê elûti) o cielo di Anu (ša danim), in cui risiede appunto il re degli dei. Il suo colore è rosso con macchie bianche e nere perché costituito dalla pietra lu-lu-dā-nī-tu.
- Cielo intermedio (šamê qablûti) costituito dalla pietra sag-gil-mud, blu e simile al lapislazzuli. Qui troviamo la cella di Marduk.
- Cielo inferiore (šamê šaplûtu), in cui ci sono le stelle. È fatto in diaspro (aš-pu-u). Il colore è colore grigio, con anche azzurrine. In realtà dovessimo definire oggi una pietra con quelle caratteristiche citeremmo più genericamente il calcedonio.
La terra è suddivisa anch’essa in tre livelli:
- A livello più alto c’è erseti elīti (superficie terrestre) che è abitata dai viventi
- Al secondo “piano”, più in basso, troviamo la “terra intermedia” (erṣeti qablītu), in cui transitano le acque sotterranee che riforniscono le sorgenti. È il regno di Ea (che i sumeri chiamavano Enki), padre di Marduk e dio della sapienza e delle acque.
- Il livello più basso è quello definito erṣeti šaplītu, dove si trovava il kur, o Irkallu, ovvero la terra di “non ritorno” (erṣet la tȃri). Vi abitavano 300 (per altri 600) divinità infernali (Annunaki). Governavano gli dei Nergal e Ereškigal e vi si trovavano i morti. In questo livello sia uomini che dei si cibavano di terra ed erano costretti a dissetarsi con acqua sporca.
Tutte queste suddivisioni non ci sono nella Bibbia ma sono restate nelle narrazioni e nella mentalità degli uomini. Ancora oggi siamo portati a collocare l’inferno nelle viscere delle terra, come fece anche Dante Alighieri, e il Paradiso nella sommità dei cieli.
Tutto ciò dimostra invece che la Bibbia adopera delle metafore, sfrutta generi letterari diversi, per trasferire un messaggio eterno e comprensibile alla buona volontà degli uomini di ogni epoca. Cosa che con una spiegazione letterale non sarebbe possibile per la differenza delle culture e dei loro gradi attraverso i secoli.
Nel cosmo prospettato dalla Bibbia, la Gerusalemme Celeste è al centro di tutto, ma non dobbiamo interpretare questo “centro” come geografico, perché si parla di un Regno in cui la materialità, lo spazio e il tempo non saranno come quelli odierni.