Pietro, mi ami tu?
Nel dialogo di Pietro con Gesù la nostra difficoltà a abbandonarci nel Signore
Il vangelo di Giovanni al capitolo 21 ci narra circa la terza apparizione di Gesù agli Apostoli, dopo la sua Resurrezione.
Dopo che gli Apostoli ebbero raccolto i 153 grossi pesci (153 era il numero dei popoli allora conosciuti), Gesù si rivolse a Pietro e gli chiese per tre volte se lui lo amasse.
Balza immediatamente agli occhi che la domanda rivolta per 3 volte intendeva sottolineare e rimediare alla triplice negazione di Pietro nella vicenda dell’arresto di Gesù. Ma come sempre abbiamo un significato più profondo che possiamo scoprire solo studiando le Scritture.
Come ben sappiamo il verbo “amare”, che in Italiano decliniamo in modo univoco, in Greco si può esporre in 3 diversi modi, che hanno caratteristiche espressive diverse. Possiamo indicare l’amore con “eros” si ci riferiamo all’amore carnale, passionale; lo indichiamo con “fileo” quando il senso si riferisce a un amore amicale o di sentimento di fratellanza. Ma il termine con il quale vogliamo esprimere un amore totale, senza compromessi e disinteressato, è “agape”.
Ebbene, Gesù, nel chiedere le prime due volte a Pietro se lo ama, utilizza il termine “agape”, al quale Pietro risponde utilizzando “fileo”. Gesù, di conseguenza, viene incontro a Pietro, riconoscendo i limiti umani nell’amore, e quando formula per la terza volta la domanda, utilizza anche lui il termine “fileo”.
Con questa sfumatura, Gesù, attraverso Giovanni, ci vuolke far capire che i nostri limiti non devono e non possono essere un pretesto per non accogliere Gesù nella nostra vita. Lui sa bene che non siamo in grado di amarlo come ci ama lui, ma si accontenta del nostro modo imperfetto di amare, a condizione che sia sincero.
Proseguendo Gesù pronuncia una frase che agli ebrei dell’epoca era molto chiara, ma che noi dobbiamo capire contestualizzandola. Si tratta del pre-annuncio del martirio di Pietro.
Quando Gesù riferisce a Pietro che dovrà stendere le mani affinché gli annodino la cintura, indica un gesto che viene chiesto ai condannati a morte. Ma immediatamente aggiunge: “Seguimi”, per sottolineare che la Sequela porta alla vita eterna.
Noi non siamo destinati necessariamente al martirio, ma siamo invitati alla Sequela, che è qualcosa di infinitamente più grande di un’adesione formale, ma si traduce nel cambiare la mentalità: è la circoncisione del cuore.