L’amore risponde al tradimento e genera la vita
Attraverso il dono di sé Gesù vince il peccato e la morte
Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».
(Dalla liturgia)
Gesù si prepara a vivere la sua Pasqua in un contesto avvelenato di tradimento e di paure. Anche tra i suoi la domanda “Sono forse io, Signore” nasconde sospetti guardinghi e diffidenza mortale. Forse tutti riconoscono inconsciamente di non essere all’altezza della fedeltà che il momento richiede.
È così che si consumano i drammi della storia, quasi in una sorta di ineluttabilità. Gesù però assume le sue responsabilità, si pone come pastore di un gregge piccolo, riottoso e impaurito. Lui è consapevole di quanto gli è chiesto di vivere.
È in questo contesto che Gesù si consegna nel segno del pane e del vino. I primi cristiani non smetteranno di compiere i gesti di Gesù ricordando alle generazioni che verranno: “nella notte in cui veniva tradito”.
L’eucarestia apre il cuore alla gratitudine per il dono ricevuto e, dall’altra parte, ricorda che il dramma del peccato è scritto dentro la nostra storia.
Verrebbe da chiedersi come possono stare insieme le due cose? Il dono e il tradimento; l’amore e il peccato?
Quel pane spezzato, segno vivo della vita donata di Dio, è risposta ed energia offerta…