«Apocalisse» non significa catastrofe
Un termine che viene spesso male interpretato
L’utilizzo dei termini spesso trae in inganno, e attraverso l’uso comune spesso cambia di significato. Quello che è il contenuto che vuole trasmettere in un’epoca, viene poi trasformato e utilizzato in modo improprio.
Uno tra gli esempi più eclatanti è quello di «apocalisse», ed è particolarmente importante perché assume connotati che investono anche l’ambito religioso.
Oggi apocalisse viene usato per indicare una catastrofe, spesso planetaria. Abbinando questo significato al libro di Giovanni, si tende a interpretarlo come l’annuncio di un armageddon, ovvero di una immane e universale sciagura che sconvolgerebbe cieli e terra.
Il termine, invece, indica qualcosa di molto diverso, e come tale venne utilizzato per il libro biblico, e anche per il genere letterario ad esso associato. La letteratura apocalittica è una modalità espressiva ricca di simboli e sottintesi, ma non necessariamente vuole significare aspetti negativi.
Apocalisse deriva da un termine che ereditiamo dalla lingua greca: apokálypsis (ἀποκάλυψις). Prende forma dall’unione di apó (ἀπό, «da») e kalýptō (καλύπτω, «nascondo») e significa letteralmente «gettar via ciò che copre», «togliere il velo», «scoperta», «disvelamento», «rivelazione».
Un’apocalisse, dunque, è ciò che ci permette di comprendere una realtà, o meglio la rivelazione di qualcosa che ci è è oscuro.
La religione cristiana si basa sulla Rivelazione, e si allontana dall’occulto, per dare all’uomo ogni strumento per scegliere col discernimento la via della salvezza.
Il genere letterario apocalittico è individuato in scritti anche molto precedenti il libro di San Giovanni apostolo, e lo si riscontra ad esempio nel libro di Daniele.
Il fatto che il genere si serva di immagini forti, simboliche, evocative e molto suggestive, fa parte dello stile letterario proprio di questa forma espressiva.
Il significato corrente ai nostri giorni, non deve però falsare quello che è il contenuto che con tale genere si voleva esprimere in passato, e con il quale ancora oggi si vuole trasmettere un concetto.
Possiamo dunque continuare a usare «apocalisse» come indicazione di sciagura nei nostri discorsi ordinari, ma quanto si affronta un testo occorre ricordare che il significato è stato modificato da una percezione errata.
L’Apocalisse di San Giovanni, infatti, non vuole darci un’immagine di morte, ma al contrario una descrizione di un mondo perfetto, ovvero quello della Gerusalemme Celeste. In esso sono evocati stravolgimenti, ma in relazione all’escatologia: la risposta alle domande esistenziali.
L’Apocalisse è l’esatto opposto dell’occulto, ovvero uno strumento per cercare e interpretare il destino dell’umanità. Non è per pochi o per «eletti», ma per tutti coloro che cercano la verità.