Modifica del Padre Nostro: da Qumran un indizio storico?
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Modifica del Padre Nostro: da Qumran un indizio storico?

Seppure i testi ritrovati siano vetero-testamentari, si coglie il senso di «prova»

L’importanza dei ritrovamenti di Qumran è ben nota a tutti, ma gli approfondimenti sui testi frammentari rinvenuti non cessano di dispensare notizie.

Occorre stabilire innanzitutto il contesto storico. Il Canone della Chiesa Cattolica fu stabilito nei Concili di Basilea, Ferrara e Firenze (1431-1449) e fissato nel Concilio di Trento (1545-1563).

Al tempo di Gesù non vi era alcun canone formale per gli Ebrei, e le correnti di pensiero erano moltissime, tra cui troviamo anche quella essena.

Tra i testi rinvenuti a Qumran ve ne sono alcuni che non conoscevamo, tra cui il Rotolo della Guerra (1QM) e il Libro dei Giubilei, di cui parleremo per ragionare sulle motivazioni della necesseria revisione della traduzione del Pater Emon, il Padre Nostro, preghiera insegnata da Gesù.

Cosa c’entrano dei testi relativi all’Antico Testamento con la modifica del Padre Nostro? Lo vediamo subito.

La nuova traduzione del Padre Nostro ci invita a pregare Dio affinché non ci abbandoni alla tenzione, correggendo la richiesta di non indurci in tentazione. Dal punto di vista teologico si prende atto che Dio, bontà personificata, non induce al peccato. Si è addotto che il termine «peirasmon», che si può tradurre con «tentazione» o con «prova» possa essere inteso in questa seconda accezione: è la prova che induce alla tentazione, e non Dio. Dio potrebbe acconsentire affinché siamo messi alla prova, sta poi a noi scegliere se entrare nella tentazione o resistergli. Dio infatti ci lascia sempre completamente liberi.

Una conferma di questa analisi verrebbe proprio dai documenti di Qumran che abbiamo citato.

Il Rotolo della Guerra, classificato come abbiamo detto 1QM in quanto ritrovato nella grotta 1 di Qumran, narra della guerra tra i figli della luce e i figli delle tenebre, presentando questa battaglia come un armageddon. Nel racconto si evidenzia che i figli della luce devono essere dunque sottoposti a una PROVA.

Il Libro dei Giubilei invece, si sofferma sulla calendarizzazione dei tempi, e traccia un racconto che nella prima parte ripete Genesi, ma nella seconda si spinge a approfondimenti, sottolineature e va oltre a Genesi nel racconto.

Relativamente alla vicenda di Noè, il Libro dei Giubilei narra che dopo il diluvio e la distribuzione dei figli del patriarca nel mondo per ripopolarlo, questi tornarono dal padre per avvertirlo che gli uomini avevano ripreso a peccare.

Noè si rivolse dunque a Dio per chiedere che gli spiriti immondi e tentatori fossero eliminati dalla terra. Contemporaneamente però, anche Mastema, un portavoce degli spiriti immondi, il quale disse che non tutti gli uomini sono migliori rispetto agli angeli ribelli e quindi c’è bisogno di metterli alla prova singolarmente. Dio acconsentì che gli uomini possano essere messi alla PROVA, per verificare le loro scelte.

In un contesto come questo, e va sottolineato che non rientra nei motivi di fede ma è una semplice proposta interpretativa da valutare, la traduzione del Pater Emon diviene spiegabile in modo semplice.

Il sottoscritto non sa se ciò rientri tra i vari e giustificatissimi motivi per cui il Magistero della Chiesa ha scelto la nuova traduzione, ma sinceramente si affida ad esso: questa interpretazione aggiunge motivi di studio.

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