Qumran: perché sono importanti i manoscritti ritrovati
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Qumran: perché sono importanti i manoscritti ritrovati

Undici grotte hanno conservato questi tesori per oltre 2 millenni

Si fa un gran parlare dei manoscritti di Qumran, definiti anche “rotoli del Mar Morto”. Si tratta in effetti di un evento archeologico epocale, probabilmente da ascrivere tra i più significativi della storia, e certamente il più importante in ambito di ricerca biblica.

A Qumran sono stati ritrovati oltre 900 documenti che si ritengono siano stati raccolti dalla comunità degli Esseni che dimorava nelle vicinanze del sito archeologico, sulle rive del Mar Morto, e precisamente nelle adiacenze di una riva nord-occidentale.

Nel 1947 un pastore che stava seguendo una propria pecora, la vide addentrarsi in una grotta, e lanciò all’interno un sasso. Dal rumore il pastore capì che la pietra aveva urtato un oggetto in terracotta, e entrò a vedere cosa fosse. Scoprì una serie di anfore che contenevano molti manoscritti.

Da quel momento gli archeologi hanno dato inizio alle ricerche e hanno rinvenuto ben 11 grotte, di cui una artificiale, che contenevano degli scritti antichi.

I documenti consistono praticamente in tutti i libri della Bibbia, escluso il Libro di Esther, e altri rotoli tra cui diversi inediti che definiscono la vita e i regolamenti della comunità essena.

L’eccezionalità della scoperta consiste nel fatto che i più antichi documenti biblici originali che possedevamo prima di questi, risalivano al X secolo d.C. (precisamente il Codice di Leningrado). I documenti di Qumran risalgono invece fino al II secolo a.C. e dunque allargano la Storia di ben 12 secoli.

Il manoscritto più significativo, per conservazione e completezza è il rotolo di Isaia, che contiene il libro di questo importante profeta.

L’importanza dei manoscritti di Qumran risiede anche nella possibilità che offrono per studiare la concezione teologica del tempo e in particolare quella della setta essena.

Nei documenti che trattano le regole interne troviamo infatti anche una dettagliata descrizione di eventi biblici che nei libri canonici sono presenti ma non approfonditi. Un esempio eclatante si riferisce al problema del male, che per gli esseni e gli ebrei non entrò nel mondo attraverso il peccato originale.

Un rotolo narra infatti nel dettaglio la vicenda appena accennata in Genesi 6, circa l’unione degli angeli ribelli con le figlie dell’uomo, con la conseguente generazione dei giganti.

Altro rotolo che merita una grande attenzione è quello che contiene la dottrina dei due spiriti.

Gli esseni ritenevano che bastasse far parte della loro setta per salvarsi: erano predeterministi. Per spiegare perché anche un esseno potesse peccare, formularono questa dottrina. L’uomo sarebbe composto da nove parti (riferimento probabile ai mesi di gestazione), e avrebbe in sé due spiriti, uno benigno e l’altro maligno. Questi due spiriti sarebbero perennemente in lotta fra loro, ma nessuno dei due riuscirebbe a prendere il possesso di tutte e nove le parti. Ecco perché non esisterebbe un uomo completamente buono o completamente cattivo, e anche uno buono potrebbe peccare.

La ricerca su Qumran è avviatissima e offre molti spunti di analisi. Ci si chiede perché una sola sia la grotta artificiale, e quindi più facilmente esposta alla vista. Perché questa grotta conteneva determinati documenti e non altri? I documenti erano semplicemente riposti o sono stati nascosti? Sono stati raccolti dagli Esseni oppure da altri? Perché non c’è il Libro di Esther? Queste sono solo alcune delle domande a cui i ricercatori cercano di dare risposta.

L’Università di Lugano vanta un pool di ricercatori che lavora sotto la direzione del prof. Marcello Fidanzio e in collaborazione con archeologi impegnati a Qumran. Da questo gruppo di ricerca ci si attendono novità interessanti.

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