Qumran conferma la corretta trasmissione biblica: le poche piccole differenze sono spiegabili
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Qumran conferma la corretta trasmissione biblica: le poche piccole differenze sono spiegabili

I rotoli del Mar Morto riportano i libri biblici come sono arrivati fino a noi

L’importanza dei ritrovamenti di Qumran sono ormai noti, e apportano nuova luce sugli studi storico-biblici. La loro rilevanza non muta però la sostanza teologica e letterale trasmessa oralmente fino al 1088, anno di redazione del Codex Leningradensis, il più antico manoscritto in nostro possesso prima dei documenti del Mar Morto.

Grazie ai rotoli di Qumran abbiamo nuove e più corrette indicazioni sugli Esseni, sulle loro regole comunitarie e la loro dottrina. In ambito biblico abbiamo solo conferme, il che non è poco.

Tuttavia, leggendo parola per parola tutti i frammenti, si possono notare alcune differenze, che benché non mutino l’aspetto teologico, fanno sorgere l’interrogativo su quale fosse il testo originale.

Facciamo un esempio servendoci di Isaia 6,9 ovvero il “monito dell’indurimento”, che è una delle poche differenze riscontrate.

A Qumran, è stato ritrovato un reperto eccezionale, ovvero un rotolo di oltre sette metri di lunghezza che riporta tutti i 66 capitoli del Libro di Isaia, e che risale al II secolo a.C.

In questo rotolo, denominato 1QIsa(a), al versetto 6,9 troviamo: «Ed Egli disse: “Andate e dite a questo popolo: ‘Ascoltate, ascoltate sì sempre, perché possiate comprendere. E vedete, vedete sì sempre, perché insieme capiate'”

Il Codice Leningradensis, invece, riporta così lo stesso brano: «Ed Egli [Dio] disse: “Andate e dite a questo popolo: ‘Ascoltate, ascoltate sì sempre, ma senza capire! E vedete, vedete sì sempre, ma senza capire!'”».

Come possiamo constatare si tratta di una differenza che, benché appaia macroscopica, in realtà esprime lo stesso concetto: per quanto ascoltiate e vediate, vi viene difficile capire.

Ma come si giustifica una differenza come questa su un libro sacro? Occorre considerare che il senso viene stravolto in ebraico con il variare di una sola lettera. Se scriviamo w(e)’al come appare sul Codex Leningradensis, la traduzione è “e non”. Se invece scriviamo w(e) al, come in 1QIsa (a), dobbiamo leggere “e insieme”.

Come possiamo constatare non cambia molto dal punto di vista teologico, e la differenza letterale è spiegabile in diversi modi: errore di trascrizione o distrazione dell’amanuense, interpretazione errata dovuta al fatto che l’ebraico è una lingua consonantico.

Ma quale dei due amanuensi si sarebbe distratto o sbagliato? Nonostante il documento di Qumran sia il più antico, gli esperti dicono che sarebbe più affidabile il testo riportato dal Codex Leningradensis in quanto si tratterebbe di un livellamento teologico applicato su 1QIsa (a), «poiché è più facile spiegare che si sia originato un enunciato semplice da uno difficile che non viceversa» (da La Formazione della Bibbia, di Konrad Schmid e Jens Schröter, edizioni Morcelliana 2024).

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