«Venite e vedrete», l’invito alla Sequela
Gesù non si accontenta delle parole: cerca da noi una collaborazione fattiva.
Il brano del Vangelo di Giovanni, che descrive cosa accadde dopo le affermazioni di Giovanni Battista su Gesù al Giordano, promuove numerose occasioni di riflessione.
Innanzitutto abbiamo un’indicazione importante circa la composizione dei 12. Giovanni, fratello di Giacomo di Zebedeo, e Andrea, fratello di Simon Pietro, erano fra i discepoli del Battista. Appena sentono il Battista affermare che Gesù è colui che deve venire dopo di lui, si mettono a seguire il Maestro. I termini usati per identificarli nel gruppo del Battista (“i suoi due discepoli”), non ci dicono chiaramente quali fossero i rapporti di Giovanni e Andrea col profeta, ma ci fanno intuire che erano comunque parte di una sua cerchia piuttosto assidua.
Ma l’aspetto teologico più significativo è la chiamata, o meglio, come essa si è articolata. I due discepoli si mettono d’impeto a seguire il Signore, e si informano circa gli aspetti umani («Rabbì […] dove dimori?»). Gesù avrebbe potuto descrivere il suo modo di vita, lasciando comunque la stessa libertà di scelta a Giovanni e Andrea. E invece li invita a constatare.
Gesù cerca sempre la partecipazione e la collaborazione dell’uomo. Lui si avvicina, ma attende che anche ognuno di noi faccia un passo («Venite e vedrete»). Se la nostra mente è aperta in modo da vedere la pienezza dell’offerta, la Sequela è avviata: restare in comunione vera, sincera e piena con Gesù è un’attrattiva irresistibile!
Gesù usa termini perentori, con un tono che non lascia spazio a dubbi: seguendolo si potrà vedere tutto! È una promessa, non una ipotesi: non c’è “ma” e non c’è “forse”.
Tutti gli apostoli avvicinati hanno un’impressione profonda di Gesù, e certamente illuminati dallo Spirito Santo, che non manca di intervenire quando c’è l’adesione dell’uomo, riconoscono in Gesù il Messia («Abbiamo trovato il Messia …», «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret».
Quest’ultimo fu l’annuncio rivolto a Natanaele (colui che potrebbe essere Bartolomeo, bar Thalmay, o Tholmay, “figlio di Tolmai”), il quale si dimostrò diffidente («Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?»). Filippo gli rispose in modo molto che non ci sorprende: «Vieni e Vedi».
Per incontrare concretamente Gesù non è dunque sufficiente invocarlo o, ancor meno, “stare a guardare” («Non chiunque mi dice: Signore, Signore!»), c’è la necessità di andare verso di Lui, col cuore e con le nostre materialità e potenzialità. È la differenza che intercorre tra “seguire” e Sequela.