Il male sfugge di mano
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Il male sfugge di mano

Il peccato crea il proprio contesto e si propaga

«Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto.
(Dalla liturgia)

Questo episodio ci mostra come il male sia diffusivo di sé, cioè come da un male piccolo, se accettato o comunque non contrastato, si giunga ad un male grande.

Possiamo ben immaginare che Erode e i suoi illustri commensali fossero tutta gente di una certa età, e che, magari un po’ alticci, si siano lasciati ammaliare dalle movenze sinuose di una bella ragazza. Cosa c’è di male, si potrebbe dire. I veri peccati sono altri. Ma, vediamo bene, il brano si conclude con l’uccisione del più grande tra i nati di donna, con il ribrezzo di una testa mozzata servita su un piatto di portata.

Dobbiamo considerare che Erode conviveva con la moglie di suo fratello, Erodiade. Vivevano dunque un rapporto sbagliato, non giusto agli occhi di Dio. Questa situazione ci sembra irregolare sì, ma ai nostri occhi non pare qualcosa di particolarmente grave. Eppure qualcosa sfugge di mano. La semplice esibizione danzante di una bella ragazza, nel contesto di una situazione abituale di peccato, porta alle conseguenze peggiori, ad un finale impensabile. Lasciare agire il peccato in noi non è senza conseguenze.

Lasciamoci vincere dall’amore di Dio, che vuole il nostro vero bene, e non lasciamoci convincere dalle seduzioni del maligno, che promette ma non mantiene.

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