I protagonisti della Bibbia. 10 – Sansone
La forza nei capelli: cosa è scritto sul più dotato dei Giudici di Israele
Uno dei personaggi della Bibbia che è stato «sfruttato» da cinema e televisione, fino ad essere assurto nell’immaginario popolare in modo alquanto diverso di come il Libro dei Giudici lo descrive, è certamente Sansone.
Negli anni Cinquanta e Sessanta proliferarono film di cassetta che indicavano Sansone come un super-eroe spesso in combattimento con Ercole o con Maciste.
Questa confusione ha allontanato la figura del personaggio dal significato originario e dal contesto in cui lo si trova nelle Sacre Scritture.
Nella Bibbia, e precisamente nel Libro dei Giudici, Sansone ci viene presentato come il più dotato da Dio nel numero di tutti i Giudici di Israele. Da sottolineare che con «giudice» non si intende la figura del magistrato, ma di un individuo che per autorità e/o mansioni abbia acquistato una leadership nell’antica Israele.
La nascita di Sansone comunica l’eccezionalità del personaggio: viene infatti annunciato da un angelo del Signore, il quale si manifestò ad una donna, moglie di Manòach, un uomo di Sorea, della tribù dei Daniti.
La donna, della quale il Libro dei Giudici non ci rivela il nome, ma che assurge a pieno titolo come vera e determinante protagonista della vicenda, era sterile. L’angelo le preannunciò però la gravidanza, ma pose la condizione che il figlio fosse consacrato come nazireo.
Il nazireato era una speciale condizione di consacrazione a Dio, che imponeva ai consacrati diverse prescrizioni, tra cui il non tagliare barba e capelli, non bere vino e neppure cibarsi di alimenti considerati impuri. Questi divieti, impose l’angelo, avrebbero dovuto essere seguiti anche dalla moglie di Manòach fin dal momento del concepimento annunciato.
Un altro annuncio dell’angelo fu il riferire che il figlio che sarebbe nato, nel progetto di Dio, avrebbe dovuto costituire l’inizio della rinascita di Israele, ovvero il ritorno pieno del popolo a Dio, abbandonando ogni idolatria o disobbedienza alla Parola.
Sansone, dunque, dopo la nascita ed essere stato consacrato a Dio, crebbe particolarmente forte e vigoroso: dimostrò immediatamente di essere molto dotato da Dio, e la sua forza divenne presto proverbiale.
Il carattere di Sansone non era però docile, e neppure egli si sforzava di dimostrarsi tale con Dio, tanto che nella sua vita usò sempre le facoltà e i doni di Dio a lui accordati, sempre a titolo di beneficio personale.
La vita di Sansone fu un continuo di manifestazioni del proprio orgoglio e del proprio interesse, a partire dalla scelta in moglie di una donna filistea (i nemici di Israele, definiti in modo dispregiativo «non circoncisi»), nonostante ogni tipo di avvertimento.
Ben presto nacquero problemi tra Sansone, e la moglie e i filistei, per cui il padre di lei la diede all’amico di nozze. Le conseguenze portarono a degli scontri che si conclusero con un’incursione dei Filistei in campo ebraico.
Dopo una vicenda che vide Sansone visitare una prostituta a Gaza e correre il rischio di cadere in un’imboscata, egli sradicò le porte della città, se le caricò sulle spalle e le pose in cima al monte di fronte a Ebron.
A quel punto Sansone, si innamorò di una donna della valle di Sorek, Dalila, la quale fu la causa della sua fine.
Dalila sedusse Sansone e si fece rivelare la fonte della sua forza, scoprendo che stava nei capelli. Tagliati i capelli nel sonno, fu catturato dai Filistei i quali lo resero cieco cavandogli gli occhi. Fu portato a Gaza e obbligato a girare una macina all’interno della prigione, legato con una doppia catena in bronzo.
Durante una festa, i Filistei vollero chiamare Sansone per burlarsi di lui, e fu portato in catene. Chiese di poter toccare le colonne del tempio: è il momento della famosa frase «Che io muoia insieme con i Filistei!» (Gd 16,30), che pronunciò spingendo le colonne e uccidendo se stesso e più Filistei di quanti ne avesse ucciso in vita.
Sansone dunque, risulta il più dotato da Dio, ma il peggiore dei Giudici di Israele, sebbene lo fosse stato per 20 anni. È un simbolo negativo, emblema di ciò che accade a Israele quanto più si allontana da Dio. Per opposizione, invece, la madre fu l’esempio efficace della fedeltà assoluta al Signore, affermando la volontà di obbedire al comando arrivato attraverso l’angelo, nonostante le condizioni femminili dell’epoca e la titubanza del marito.
L’annuncio di Dio si compì: Sansone, con la sua disfatta, fu solo l’inizio della rinascita di Israele, la quale sarà portata a termine da Saul e da David.