«L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa»
Il documento della Commissione Biblica presentato da Ratzinger a Giovanni Paolo II
Il 15 aprile 1993 la Pontificia Commissione Biblica presentò a Papa Giovanni Paolo II il documento «L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa».
Nella prefazione, a firma dell’allora Cardinale Joseph Ratzinger, oltre a spiegare i motivi e la necessità di un continuo aggiornamento dovuto al progredire degli studi e delle scoperte, che rendono più accessibile l’avvicinamento alla Verità, scopo della Teologia, il futuro Papa Benedetto XVI riscosse il consenso del suo amico e predecessore Karol Wojtyla, esordendo con due citazioni tratte dalla Seconda Lettera di Pietro.
La prima recita così: « … nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione» (2 Pt 1,20), mentre la seconda enuncia: « … alcune cose difficili da comprendere e gli ignoranti e gli instabili le travisano, al pari delle altre Scritture, per loro propria rovina» (2 Pt 3,16).
Queste due frasi sono state riportate da Ratzinger dopo aver sottolineato le difficoltà di interpretazione che sono state sempre ricorrenti riguardo alla comprensione delle Scritture, per cui un’analisi «fai da te» potrebbe risultare pericolosissima.
Ratzinger ricordò poche righe sopra che il profeta Daniele si interrogava sui significati di certi passi di Geremia (Dn 9,2), e che su gli Atti degli Apostoli (At 8,30-35) leggiamo che un etiope del I secolo era perplesso circa il senso di un passo di Isaia (Is 53,7-8), riconoscendo la necessità di un esegeta.
L’atteggiamento costruttivo legato allo sforzo interpretativo delle Scritture, proseguì Ratzinger, è fecondo e si è manifestato anche attraverso lo slancio avuto all’interno della Chiesa, ma anche dal riconoscimento degli studi biblici nel loro valore scientifico da studiosi e fedeli.
La prefazione di Joseph Ratzinger al documento può essere letta cliccando QUI