Il Prologo del Vangelo di Giovanni
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Il Prologo del Vangelo di Giovanni

La forza del Vangelo espressa letterariamente

I versetti iniziali del Vangelo secondo Giovanni sono un capolavoro, sia dal punto di vista letterario che teologico, in modo così evidente da facilitare a credere che siano stati ispirati. Si fa fatica infatti a pensare che un uomo possa esprimere tanta forza in poche righe.

Rileggiamoli:

1 In principio era il Verbo

2 E il Verbo era presso Dio

3 E il Verbo era Dio.

Da rilevare che nella versione originale greca il terzo versetto riporta: E Dio era il Verbo.

Troviamo il verbo ESSERE in tre differenti accezioni: nel primo versetto esprime il concetto di ESISTERE: al momento della creazione “esisteva” il Verbo.

Nel secondo versetto invece, “era” indica lo “stare”, e evidenzia la vicinanza del Figlio increato col Padre, in una visione trinitaria di altissimo spessore.

Infine troviamo “essere” in funzione di copula con l’intento di sottolineare l’identità perfetta tra Padre e Figlio: il Verbo È Dio.

Cos’altro ci dicono questi brevi versi? Un’infinità di cose: al loro interno ci sono anche i significati più profondi della Creazione. Comprendiamo che l’universo è stato creato col Padre che guardava il Figlio negli occhi in un contesto di eternità.

Quando recitiamo il Credo diciamo che il Figlio “era” «prima di tutti i secoli»: non ci riferiamo alla nascita di Gesù, ma a quando il Figlio era presente alla creazione, e fu «generato, non creato», perché Dio, al contrario di quanto può fare l’uomo, genera anche in sé stesso. Questa è la capacità trinitaria chiamata in Teologia col nome di “processione”.

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