I protagonisti della Bibbia. 1 – Abramo
Il padre dei popoli a cui Dio cambiò il nome
Nella storia della salvezza un posto particolare è riservato a Abramo, venerato da tutte e tre le grandi religioni monoteiste, Cristianesimo, Ebraismo e Islam.
Su questo importante personaggio confluiscono riflessioni esegetiche e teologiche, ma anche alcuni riferimenti storici, benché la sua figura non possa essere riconosciuta secondo il metodo storico-critico come esistente.
Ci sono però alcuni riferimenti storici che permettono di collocare Abramo in un preciso periodo della storia, e che risalgono alla grande migrazione dei popoli nomadi della Mesopotamia che attraversarono la cosiddetta mezzaluna fertile arrivando fino alla odierna Palestina. La storia di Abramo, narrata nella Genesi, è stata poi ripresa dal Corano.
Il patriarca in origine si chiamava Abram (אַבְרָם), ma il suo nome sotto questa forma figura solo in Genesi, e il significato equivale a quello di «alto padre». Secondo la Bibbia fu Dio stesso a trasformare il nome in Abraham, che ha un senso più specifico e attinente alla promessa formulata da Dio: «padre di una moltitudine».
Anche alla moglie di Abram, Sarai (שָׂרָי = litigiosa), il nome venne mutato da Dio in Sara (שָׂרָה = signora, principessa). I nomi dati dal Signore sono dunque significativi della missione assegnata, come lo fu per Simon-Pietro. Da notare che con il cambiamento del nome arriva anche il precetto della circoncisione per distinguere il «popolo eletto».
Dio promise a Abraham una discendenza equiparabile al numero delle stelle del cielo e ai granelli della sabbia. La discendenza, insieme alla terra ha sempre costituito una forma essenziale dell’identità del popolo ebraico.
L’importanza che riveste Abramo risulta anche da come esso viene accostato anche ad altri grandi riferimenti storico-religiosi portati altresì da studiosi che non sono di ambito religioso. Possiamo fare l’esempio della teoria proposta dal medico esoterista Alexandre Saint-Yves d’Alveydre, il quale rilevò l’assonanza del nome con quello di Brahmâ, ovvero il patriarca di limbi e nirvana. Notò infatti che come gli ebrei usano l’espressione «addormentarsi nel seno di Abramo», così i brahmi dicono «estinguersi in Brahmâ».
Abram abitava a Ur, nel sud della Mesopotamia ed era figlio di Terach. Si ricordano due suoi fratelli: Nacor e Aran. Sposò la sua sorellastra Sarai. La migrazione della famiglia di Abram portò il suo clan a Carran, nell’odierna Harran in Turchia meridionale, dove morì Terach.
Fu nei pressi di Carran, in luogo chiamato Betel (בתל = casa di Dio), che Dio annunciò a Abramo che avrebbe posseduto per i suoi discendenti la «terra promessa».
A causa della carestia Abramo e i suoi si recarono in Egitto, dove, per timore che la bellezza di Sara potesse attirare la violenza degli Egizi su di lui, raccomandò alla moglie si dichiararsi sua sorella. Abramo arrivò anche a concedere che il Faraone giacesse con Sara. Quando il Faraone si accorse dell’inganno si adirò con Abramo, gli restituì Sara e li caccio dal suo regno.
Tornato nel Neghev, il gruppo si spaccò: Lot si diresse con la sua famiglia nei pressi di Sodoma. Successivamente scoppiò una guerra che coinvolse diversi regni tra cui Sodoma e Gomorra, e Lot venne catturato e tenuto in prigionia. Fu allora che Abramo organizzò una spedizione per liberare il nipote, aiutato in questo dal re di Sodoma.
Con l’età avanzata e la constatazione della sterilità di Sara, Abramo e la moglie si chiesero come potesse adempiersi la promessa di Dio circa la loro discendenza. Fu così che Sara stessa autorizzò il marito a giacere con la schiava Agar (ebraico = הָגָר ; arabo =هاجر; «Straniera»), la quale partorì Ismaele.
Accadde quindi l’evento dell’incontro di Abramo con i tre uomini che annunciarono la imminente gravidanza di Sara, che aveva ormai 90 anni, 10 meno del marito.
Il figlio fu chiamato Isacco (אייזק = sorriso di Dio), ed è nota a tutti la vicenda del sacrificio non avvenuto. Abramo ricevette la chiamata di Dio a portare il figlio in un’altura e legarlo su una pietra. Al momento in cui Abramo stava per sacrificarlo, Dio lo fermò. Il significato è legato all’inutilità dei sacrifici cruenti in genere e quelli umani in modo particolare, per via del riscatto altissimo ottenuto attraverso l’Agnello sacrificale definitivo: il Cristo.
Nel frattempo la discordia tra Sara e Agar determinò l’allontanamento di quest’ultima con il suo figlio Ismaele.
Per la maggior parte degli islamici il soggetto sacrificale nella vicenda sopra esposta sarebbe Ismaele. A questo proposito il decimo giorno del mese Dhū l-Ḥijja o «Mese del Pellegrinaggio», viene festeggiata la la ‘Īd al-Aḍḥā (festa del sacrificio, detta anche festa dello sgozzamento).
Abramo è venerato come Santo dalla Chiesa Cattolica e ricordato insieme a Santa Sara il 9 ottobre.