Il secondo Tempio di Gerusalemme
Breve storia e struttura
Con la distruzione del Tempio di Salomone, ad opera di Nabucodonosor II nel 586 a.C. e la deportazione della parte più significativa della popolazione a Babilonia, si chiude un primo periodo della storia del popolo ebraico.
Si apre un’epoca di rilevante importanza per gli israeliti, i quali vedono crollare tutto il loro universo, che era basato sulla promessa di Dio di terra e discendenza. Senza questi due elementi gli ebrei si accorsero del grave rischio della perdita dell’identità
La deportazione inflisse quindi un grave colpo alla dignità ebraica, e ancor di più (per assurdo) lo fece il soggiorno a Babilonia, il quale non era troppo penalizzante. Le famiglie deportate si adattarono al sistema di vita babilonese e molti presero in moglie donne locali.
In sostanza, però, il popolo ebraico fu sdradicato dalle sue più profonde tradizioni, senza un territorio, senza una discendenza «pura» e privato di un luogo in cui pregare Dio. La ferita fu così profonda che Israele patì quei 70 anni di deportazione come se fosse un periodo lungo secoli.
Con le Conquiste di Ciro, ma soprattutto con il dominio di Dario, agli ebrei, come a tutti gli altri popoli asserviti dai Babilonesi, fu concesso il ritorno in patria. Giuseppe Flavio ci informa che furono restituiti anche i resti degli arredi del Tempio, tra cui spicca il Menorah (מנורה = lampada), ovvero il candeliere a sette bracci che ricordano i giorni della creazione, ma anche i 7 pianeti allora conosciuti.
La prima preoccupazione degli israeliti fu quella di ricostruire il tempio, che fu iniziato nel 535 a.C e completato nel 515 a.C.
L’importanza della presenza del tempio è così pregnante che la storia del popolo ebraico, dal ritorno da Babilonia al 70 d.C. (data della distruzione di tempio e di Gerusalemme da parte di Tito) è chiamata dagli storici «storia del secondo tempio».
C’è da specificare però che la prima ricostruzione, eretta dove sorgeva il Tempio di Salomone, era molto contenuta, in quanto il piano sulla collina su cui si collocava era piuttosto angusto.
Fu Erode il Grande, che a partire dal 19 a.C. operò una ristrutturazione fondamentale, trasportando un infinità di terra per creare uno spiazzo che oggi potrebbe contenere circa 23 campi di calcio regolamentari per la massima serie sportiva.
L’ampliamento del tempio durò fino al 64 d.C. solo 6 anni prima della sua definitiva distruzione. I farisei che insidiavano Gesù ne fanno menzione al 46° anno di ristrutturazione, permettendoci di datare il colloquio col Cristo al 27/28 d.C. sotto il regno di Erode Antipa.
Com’era il secondo Tempio?
Il «tempio di Erode» era dunque immenso, e presentava delle caratteristiche particolari, legate al culto, alle cerimonie e alla preghiera, compresa l’attenzione a offerte e a sacrifici.
Il bastione misurava 300 cubiti (circa 133 metri, ed era costituito da blocchi che misuravano fino a quasi 18 metri).
Si accedeva attraverso un largo cortile che era caratterizzato da portici laterali (larghi 13 metri) i quali presentavano ognuno due file di colonne di marmo bianchissimo alte oltre 11 metri.
Il perimetro del piazzale era enorme, e conteneva anche su un angolo la fortezza Antonia, che era sede della guarnigione romana di istanza per garantire l’ordine pubblico, e che misurava 6 stadi (circa 180 metri).
Nessuno straniero poteva accedere al di là di questo primo cortile, ed erano affissi cartelli in aramaico, greco e latino, che avvertivano del divieto pena la morte.
Al secondo cortile si accedeva attraverso una balaustra di 3 cubiti, circa 1,5 metri, su cui erano affisse le 6 regole di purificazione, e si salivano 14 gradini per raggiungere una terrazza larga circa 4,5 metri.
Dopo aver superato altri 5 gradini si entrava in un’altra sezione il cui accesso avveniva attraverso 10 porte, 4 a nord, 4 a sud, 2 a est, delle quali una dava accesso alla parte del tempio destinata alle donne, le quali non potevano procedere oltre. Nove porte erano ricoperte d’oro e d’argento, mentre la decima era in bronzo di Corinto, ed era ancora più pregiata. L’insieme era monumentale con altezze che arrivavano anche oltre i 20 metri.
Per raggiungere il tempio vero e proprio, occorreva salire altri 5 scalini. Questa parte era accessibile solo ai sacerdoti ed era disposta su due piani.
Il piano inferiore era largo 30 metri e alto altrettanto. La sua profondità era di circa 10 metri. I battenti delle porte, alti 27 metri e larghi 8 metri, erano d’oro, come tutti i fregi e molte parti strutturali. L’insieme era diviso in due stanze.
Il contenuto della prima stanza era molto significativo: si trovavano lì il menorah, la tavola per i sacrifici, e l’altare per gli incensi, che erano 13 e ricavati da mare e terra per ricordare che tutto viene da Dio.
Alla seconda stanza si accedeva attraverso una tenda, ed era il luogo più sacro dell’ebraismo, chiamato Santo dei Santi, in cui poteva entrare solo il Sommo Sacerdote. Nel tempio di Salomone il Santo dei Santi conteneva l’Arca dell’Alleanza, che a sua volta racchiudeva un pezzo della manna, il bastone di Aronne e le tavole della Legge, e che andò persa con l’invasione babilonese.
La parte superiore era vuota, meno decorata, ma comunque alta circa 20 metri.
La nota vicenda della cacciata dei mercanti dal tempio si svolse nel piazzale più esterno, detto «dei Gentili».
All’esterno il tempio era arricchito in oro affinché riflettesse in modo abbagliante la luce del sole. I marmi bianchissimo davano da distante l’effetto di una montagna di neve.
Un commento
Tsegereda Welde
Grazie Enrico sempre cose molto utili.
E molto belle.